3 settembre 2018
Libri

A che ora si mangia? – Alessandro Barbero

A che ora si mangia_Alessandro Barbero

Non so se capiti anche a voi, ma ogni volta che ricevo un generico invito a pranzo, a cena o per un aperitivo, mi sento sempre in dovere di domandare l’orario esatto per evitare imbarazzi di ogni tipo. Se arrivi troppo presto, metti ansia a chi sta preparando o ti tocca aspettare seduta da sola al ristorante facendo fuori tutti i grissini, ma se arrivi troppo tardi devi inventare una scusa last minute, perché non avresti mai immaginato di cenare alle 19.00 con in sottofondo il Tg4. Nei locali pubblici che offrono come servizio sia l’aperitivo, sia la cena, è bene telefonare in anticipo per sapere le fasce orarie, ché se sgarri di 5 minuti non ti portano più lo spritz con olive e patatine a 8,00 euro, puoi dimenticare il buffet e sei obbligato a sederti e ordinare à la carte. Per mangiare non esistono orari precisi, e quando si esce dall’Italia fino alle 16.00 è tutto una meravigliosa e apprezzabile seconda colazione. Quando ho letto A che ora si mangia. Approssimazioni storico-linguistiche all’orario dei pasti (secoli XVIII-XXI) di Alessandro Barbero, pubblicato da Quodlibet, ho capito quanto le consuetudini siano cambiate nel tempo, ma soprattutto quanto le persone si siano adeguate ai mutamenti degli stili di vita. Gli orari dei pasti non sono così naturali come pensiamo, bensì si tratta di una costruzione culturale che cambia da un paese all’altro e da una classe sociale all’altra. Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento le classi agiate europee – soprattutto in Inghilterra e in Francia, ma vengono prese in considerazione anche Germania e Italia – hanno spostato sempre più avanti l’orario del pasto principale, il pranzo, che all’epoca veniva chiamato dinner (dîner in francese e pranzo in italiano). Barbero analizza numerose fonti storiche e letterarie (c’è una ricchissima bibliografia) per risalire agli orari dei pasti e per far emergere le motivazioni di questi cambiamenti che hanno a che fare con lo status symbol delle classi sociali.

Il pranzo era il pasto più abbondante e spesso durava anche ore: se prima veniva consumato intorno alle 12.00, dalla fine del Settecento slitta sempre di più verso le ore serali, fino a quando in Inghilterra nel 1863 i deputati della Camera dei Comuni proposero di istituire un ristorante all’interno della Camera, in modo da terminare i lavori senza allontanarsi. Lo stesso accadeva anche a Parigi, città in cui «il ritardo nell’orario del pranzo non è attribuito ai cattivi costumi del gran mondo, ma al contrario a un’esigenza di efficienza e produttività, essendo ovvio per tutti che dopo pranzo non si lavora più». Insomma, prima il lavoro e poi il cibo. Spostare l’orario del pasto principale era anche un modo per differenziare l’aristocrazia dagli operai e dagli studenti: questi ultimi, alzandosi presto e lavorando tutto il giorno, facevano un pasto a mezzogiorno, usanza giudicata degna dei “bisavoli” (i veri signori al massimo facevano uno spuntino alle 11.00). Scompare quasi del tutto la cena (souper) e nasce l’esigenza di creare un nuovo pasto, il déjeuner à la fourchette, una sorta di colazione abbondante da consumare dopo le 10.00 del mattino. All’inizio del XXI secolo in Inghilterra iniziarono a utilizzare il termine lunch per indicare il pranzo e distinguerlo dal breakfast.

In questo breve saggio Barbero cerca di delineare una vera e propria storia linguistica dei pasti attraverso testimonianze che sono ancora oggetto di dibattito, ma che mettono in evidenza i numerosi cambiamenti avvenuti negli ultimi secoli. Tra gli aspetti più interessanti, emerge la volontà di dare spazio alle attività lavorative, perché in una società moderna gli orari degli uffici determinavano quelli della vita sociale. Una consuetudine che ci portiamo dietro ancora oggi, motivo per il quale credo sia impossibile definire con precisione l’ora esatta dei pasti.

Share  Share on FacebookTweet about this on TwitterGoogle+Pin on Pinterestshare on Tumblr

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *