Per tanti il primo giorno di settembre rappresenta l’inizio dell’anno, quel Capodanno che si può trascorrere nell’intimità della propria casa pensando ai buoni propositi e riempendo to do list. Anch’io faccio parte di questo team, solo che ormai le liste si sono ridotte a poche cose che voglio e posso fare concretamente e il più delle volte il 1° settembre è semplicemente il prolungamento soft di scompigli già presenti a giugno, luglio e anche agosto. E va benissimo così. Quindi non starò qui a darvi consigli su come affrontare il rientro, né su quante cose potremmo fare per occupare l’ultimo 3% di tempo libero che abbiamo.
Ci tengo però a consigliarvi un libro che mi ha fatto riflettere e divertire quest’estate. Lei, il libro di Nicolò Targhetta pubblicato da Becco Giallo, in cui le sfighe non mancano, proprio come nel più classico dei romanzi generazionali. Lei ha 30 anni e all’improvviso viene mollata dal fidanzato, dal datore di lavoro e perde anche la casa. Credo che di fronte a un simile mix di sventure non possa esserci alcun inizio di settembre per porre rimedio. Ma da qualche parte bisognerà iniziare, sarà necessario percorrere una nuova strada, eliminando inutili ostacoli e gioendo dei piccoli risultati. Non sarà facile, e infatti nessuno si cimenta in tale impresa. Il bello (per noi lettori, non per la protagonista) arriva quando Lei si ritrova a dialogare con oggetti inanimati come Game Boy, VHS di cartoni animati Disney, Polly Pocket, libri di Gabriel Garcia Marquez, spazzolini da denti, città, ma soprattutto con la sua fototessera di quando aveva 16 che le sbatte in faccia quanto sia cambiata e quanto abbia paura di fare quel passo falso pronto a trascinarla ancora più giù. Oppure sarà proprio quel passo ad aiutarla a risalire e ad abbandonare il senso di impotenza in cui è sprofondata? Non sottovalutiamo le nostre facce di adolescenti, a volte possono tirarci fuori dall’apnea in cui ci nascondiamo per trovare pace e tranquillità. Cosa ne sarà della vita di Lei? Cosa succederà quando sul cellulare comparirà l’app di Tinder? Cosa diranno gli oggetti che la circondano?
Potrebbe essere un romanzo dalla storia già letta (e anche vissuta per qualcuno, abbracci), ma i dialoghi così divertenti, arguti e mai banali rendono le paranoie dei trentenni un momento quasi catartico, perché – diciamocelo – siamo abilissimi nel creare sceneggiature di ciò che vorremmo fare e soprattutto di ciò che gli altri dovrebbero fare. Forse per trovare la strada giusta – non necessariamente la felicità – dovremmo ascoltarci di più, anche quando i nostri pensieri hanno la forma di una caffettiera che sbuffa di fronte all’ennesima lamentela o di uno stendino che prova a schiacciarci un dito perché ci ostiniamo a non prendere una sana decisione. Ce lo meritiamo. Anche il primo settembre.