Se dovessi scegliere un libro che mi ha tenuto compagnia in questo periodo, anche se per poche ore, punterei il dito su una graphic novel: La tettonica delle placche di Margaux Motin pubblicato da Bao Publishing. Mi ha fatto ridere, mi ha mostrato quanto sia necessaria la libertà, mi ha fatto venire il magone per le relazioni sentimentali che finiscono lasciando aperte ferite profondissime, mi ha permesso di dire “Se fossi una mamma, sarei esattamente così”. La tettonica delle placche è un’autobiografia illustrata, Margaux è una fumettista francese, lavora come freelance per delle riviste, ha superato i trent’anni ed è alle prese con la fine di una storia.
Deve mandare avanti la sua vita, prendersi cura della figlia e rivedere gli schemi che la società ci impone, trovando l’equilibrio tra essere se stessa e cercare di fare la cosa giusta in ogni situazione. Le tavole, magnificamente disegnate e colorate, ci portano nella vita di una donna che non si sente perfetta, che ha i classici dubbi esistenziali, ma che accetta anche gli scivoloni e le debolezze. È quasi disarmante l’autenticità con la quale Margaux si scopre senza risultare costruita: in casa va in giro con le pantofole di Bambi, quando esce con le amiche non si risparmia in commenti spinti che fanno restare tutti con la bocca aperta, si iscrive a yoga per poi ritrovarsi sul divano con un bicchiere di vino, cerca di essere una brava madre, anche quando vorrebbe solo dormire fino a tardi e parlare liberamente senza minorenni nei paraggi.
È proprio la sua imperfezione a renderla autentica, perché – diciamocelo – non siamo circondati costantemente da impavide eroine, ma da persone che affrontano la vita nel modo migliore possibile, con le risorse a disposizione, sbagliando, cadendo e rialzandosi magari con l’aiuto di una buona amica. La tettonica delle placche parla di donne, di stereotipi che vengono messi gentilmente alla porta, di sentimenti bellissimi nella loro semplicità, della capacità di essere paracule anche con i figli che sono troppo piccoli per capire le supercazzole di genitori a volte stanchi di avere una risposta per tutto.
L’umanità intera è fatta di debolezze, e qui vengono a galla con un’ironia scoppiettante, di quelle che devi essere disposto ad accettare anche se per stare al mondo ti si richiede un approccio più formale e ingessato. Quante volte mi è capitato di dire “Sono io!” mentre leggevo queste avventure quotidiane: alzi la mano chi non ha mai letto l’oroscopo dell’ex sperando fosse un tripudio di congiunture sfavorevoli e Saturno contro in amore? Ecco, bene, ci siamo capite. Alla fine di queste tribolazioni, ognuna riuscirà a trovare un pezzettino di se stessa, e proprio come per la protagonista l’unica cosa da imparare è che a volte è necessario staccare la spina, avere il coraggio di chiudere un rapporto, non essere per forza glamour/top/figa, spegnere il computer alle 9.05 di mattina, bucare una scadenza, e avere pronto quel salvagente chiamato voglia di vivere.