Nella graphic novel Berlino 2.0, pubblicato da Bao Publishing, troviamo Margot, 23 anni, futura dottoranda in filosofia, che decide di trasferirsi da Parigi a Berlino con delle aspettative altissime: trovare un lavoro sicuro e ben retribuito, avere più possibilità di confronto, vivere nella città in cui tutti, a quanto pare, si realizzano senza incontrare difficoltà. E, invece, le difficoltà ci sono, e anche la metropoli tedesca, osannata come tempio del benessere, si rivela piena di contraddizioni.
Margot dovrà fare i conti con i minijob, i contratti di lavoro “flessibili”: 400,00 euro al mese per 15 ore a settimana non rinnovabili oltre i due mesi. Non è difficile intuire che la realtà sia ben altra e che le aziende se ne approfittino, inoltre non sono previsti i diritti legati alla previdenza sociale, come l’assicurazione sulla malattia, che resta a carico del lavoratore e che ha cifre stellari. Margot non sa come uscirne, da una parte si è ambientata, adora la cultura berlinese e la vita mondana, le piace l’arte e il mood alternativo, si è abituata alla gente che balla appena parte un po’ di musica, e anche alle feste in casa durante le quali si beve vino nelle tazze (true story, posso confermare perché l’ho visto con i miei occhi), ma ha un affitto da pagare e un desiderio fortissimo di mettere in pratica i suoi studi e le sue conoscenze. Berlino non può deluderla.
Questa graphic novel è stata scritta dalla francese Mathilde Ramadier e illustrata dallo spagnolo Alberto Madrigal, entrambi residenti a Berlino. Conoscono bene la città, tanto da far rivivere con le immagini l’atmosfera che si respira: nei disegni ogni angolo parla della capitale tedesca, dai palazzi alle scritte sui muri, dai parchi alle fermate della metro. La caratterizzazione grafica dei personaggi e i colori delle tavole mi hanno fatto innamorare di Madrigal, basta una pagina per passare da una situazione piacevole a una più malinconica e sommessa. La narrazione, invece, a volte ha poco ritmo, non sta al passo delle illustrazioni, ma è comunque ben realizzata e fornisce tutte le informazioni necessarie per capire la società tedesca. Nonostante l’ambientazione, ci si può calare nella parte di Margot che cerca il proprio posto nel mondo con ottimismo e speranza, ma che si sente affranta dalla mancanza di certezze tipica dei nostri tempi. Il vero problema è che di Berlino ti innamori e alla fine le perdoni tutto.
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«Berlino è povera ma sexy. Ogni anno, migliaia di ragazzi arrivano qui da tutto il mondo… alla ricerca di uno stile di vita migliore, di una realtà a misura d’uomo che li allontani dallo stress urbano. Alla ricerca di ritmi di lavoro più umani, più stimolanti, più creativi… disinibita e attraente, la città ribolle. Una metropoli rinata dalle proprie ceneri. Dietro quell’irresistibile richiamo, tuttavia, si nasconde uno strano senso di vertigine, incoraggiato da coloro che rifiutano il crudele principio della realtà. Berlino è la libertà a discapito della realtà. Uno dei sintomi del male che affligge l’Europa dei nostri giorni».