23 gennaio 2019
Libri

I berlinesi – Sven Regener

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Avrei potuto lasciare sullo scaffale questo libro con un titolo che non lascia dubbi e una copertina che fa brillare gli occhi (opera di Maurizio Ceccato)? Ovviamente no. Sven Regener è uno dei più noti scrittori tedeschi contemporanei e ha scritto diversi libri con lo stesso protagonista: Frank Lehmann. Con I berlinesi, pubblicato da elliot edizioni, ci viene raccontata l’avventura di Frank, un giovane che ha tentato il suicidio per farsi congedare dal servizio militare e che ha deciso di lasciare Brema per andare a trovare il fratello Manni a Berlino, sperando in una vita diversa. Siamo negli anni Ottanta, c’è ancora il Muro, la gente vive relazionandosi in base a ciò che accade a Est e a Ovest. Frank si ritrova catapultato in una dimensione quasi sconosciuta: ha a che fare con case occupate, gruppi di punk e hippies, ragazzi che vivono alla giornata o che si lasciano trascinare dall’arte e dalla creatività a Kreuzberg, il quartiere simbolo degli artisti. Proprio come fa Manni, che costruisce opere gigantesche assemblando ferraglia. Ma dov’è Manni, che tutti chiamano Freddie? Nessuno lo sa. Scomparso.

Tra situazioni al limite della realtà, personaggi bizzarri che vivono in funzione di un sistema artistico senza regole, e dialoghi a volte snervanti, Frank dovrà imparare a essere un berlinese, a non sentirsi un turista, ma solo se stesso, in una città fredda, cupa e nella quale scorrono fiumi di birra a tutte le ore. Il vero succo del romanzo sta nelle ultime pagine: tutto trova la giusta collocazione, tutto ha un senso. È una storia che si lascia leggere, ha un bel ritmo, è fatta per il 90% da dialoghi e ha un finale inaspettato. In alcuni momenti risulta impossibile dare una spiegazione logica di quanto stia accadendo in quelle pagine, l’unica domanda spontanea è solo «E quindi?». Ma la ricerca di qualcosa – o di qualcuno – porta inevitabilmente allo sviluppo di altre verità: quando pensiamo che il viaggio di Frank si giunto al termine, è proprio lì che inizia quello più importante con l’affermazione di se stesso, perché finalmente lo vediamo avvolto in un clima meno ostile, più mite, quasi catartico.

***

«Be’, come ho detto: se bisogna regolarsi, se c’è qualcosa in particolare che bisogna sapere per vivere qua. Cioè, che so, qualcosa che bisogna assolutamente non fare…».
Wolli ci pensò su un momento. «Naa» disse alla fine, convinto. «È il bello di qui: non puoi fare niente di sbagliato. Non frega un cazzo a nessuno».
«Non c’è niente che devi sapere o a cui devi stare attento?».
«Naa» disse Wolli. «Vivere a Berlino è come suonare la tuba: la cosa importante e spernacchiare in giro per bene».

 

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