Una mostra immersiva. L’avete mai fatta? Sapete di cosa si tratta? Io, prima di cimentarmi, avevo solo una vaga idea e anche un vago pregiudizio. Quando si parla di arte e, in questo caso specifico, di mostre sono abbastanza old school: mi piacciono quelle classiche, con i quadri a pochi passi da me, che posso osservare quanto mi pare, avvicinarmi, allontanarmi, rendermi conto della grandezza dell’artista in questione. Quando Skira ha organizzato una visita in anteprima alla mostra immersiva Caravaggio. Oltre la tela al Museo della Permanente a Milano (visitabile fino al 27 gennaio 2019), mi sono entusiasmata perché Caravaggio è uno dei miei pittori preferiti, ma ho anche pensato che di opere dal vivo non ce ne sarebbe stata neanche l’ombra. Quindi, il giorno dell’evento, accompagnata a braccetto da un piccolo e irrequieto pregiudizio, solo una domanda mi circolava in testa: mi piacerà? Partiamo subito dalla fine, dicendo che la mostra mi è piaciuta, e anche tanto, per diversi motivi. Una mostra immersiva non può essere paragonata a una mostra tradizionale, è un’esperienza aggiuntiva, che accresce le conoscenze pregresse oppure stimola la curiosità relativa a opere mai viste. Del resto, neanch’io ho mai visto tutti i dipinti di Caravaggio in un’unica mostra, ma mi sono destreggiata negli anni tra musei e chiese, cercando di collocare tutto nel tempo, nel decennio e nei luoghi esatti, leggendo le didascalie e i resoconti dei curatori che offrono una visione più dettagliata e aiutano il visitatore durante l’osservazione.
Caravaggio. Oltre la tela è un’esperienza multimediale che ripercorre le tappe fondamentali della vicenda artistica e umana di Michelangelo da Merisi, e lo fa attraverso un percorso da seguire in varie stanze, ognuna delle quali si concentra sulle ambientazioni e sulle opere prodotte: il punto di forza sta proprio nel contestualizzare la produzione andando in parallelo con le vicende private. Dotata di cuffie, messa di fronte a megaschermi per il videomapping, inizia la scoperta del grande artista del Seicento in modo cronologico. Si passa da una stanza all’altra, mentre una voce racconta la vita e la produzione di Caravaggio: ci sono video delle città in cui è stato, le immagini dei quadri con i relativi focus sui dettagli, parti recitate con attori ed effetti speciali realizzati per enfatizzare determinati momenti. L’utilizzo di tecnologie avanzate permette il coinvolgimento dello spettatore, che si sente parte integrante di ciò che sta vedendo e sentendo. In 45 minuti è possibile osservare tutte le opere inamovibili, ma necessarie per capire il genio, tra cui i quadri della Cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi a Roma, la Morte della Vergine che si trova al Louvre, e ancora la Decollazione del Battista e Medusa, conservata agli Uffizi. Si entra nei dettagli di alcune opere per scoprire il Caravaggio nascosto: nella Giuditta che taglia la testa a Oloferne, la ferita era stata dipinta in un’altra posizione, mentre nel Martirio di San Matteo si notano due versioni una sopra l’altra. Durante alcune proiezioni non capivo se fosse il quadro a uscire dallo schermo o se fossi io a entrare nella narrazione cinematografica, o se ancora una volta Caravaggio avesse trovato il modo per stupirmi. Non me l’aspettavo, mi sono lasciata trascinare da ciò che avevo intorno, da ciò che ascoltavo, dalle luci, dalle sonorità, dai cambi di immagine fluidi e sfocati.
La chiacchierata con Stefano Zuffi, noto storico dell’arte, autore del libro Nel segno di Caravaggio, ha fatto luce sulle prospettive future relative a questo tipo di esperienze multimediali, che lentamente stanno prendendo piede anche in Italia. L’obiettivo sarebbe quello di renderle più interattive, permettendo al visitatore di diventare il protagonista del processo creativo. Se questi sono i presupposti, non dovrebbe mancare ancora molto. Intanto, buona immersione nel mondo di Caravaggio e anche nel fornitissimo bookshop che vi attende alla fine del percorso: un ottimo e pregevole modo per tornare lentamente alla realtà.