Adesso che sento di aver recuperato le forze dopo tre weekend in giro per fiere e festival di libri, posso parlarvi dell’ultima edizione di Book Pride, la Fiera dell’editoria indipendente che si è tenuta a Milano dal 23 al 25 marzo. Come è stata l’organizzazione generale? E, soprattutto, come è stata percepita dai lettori? Oltre a darvi una panoramica sulle mie impressioni, voglio dedicare questo post anche alle belle scoperte che ho fatto tra gli stand.
Prima i numeri: nel 2018 hanno partecipato 162 editori, 35.000 tra lettori e spettatori e sono stati organizzati circa 200 incontri.
Molte delle presentazioni dei libri si sono trasformate in vere e proprie chiacchierate tra autori, moderatori e pubblico, cosa che apprezzo sempre perché è il modo migliore per conoscere uno scrittore (anche se in 50 minuti) e incuriosire i presenti. Mi sono piaciuti gli incontri tra editori in grado di scambiarsi opinioni senza quel desiderio di primeggiare, ma con la voglia di creare un dibattito, portare sul tavolo dati di fatto, problemi, difficoltà e, a volte, anche soluzioni. Riuscitissimi gli eventi del Book Pride OFF nelle librerie: un momento per parlare (ancora) di libri, senza la frenesia, il caos e il caldo che ogni fiera riserva. È proprio nei momenti come questi, decentrati ma contestualizzati, che si ritrova il piacere di ascoltare un autore e conoscerlo di persona, magari bevendo una birra insieme. C’è un’atmosfera diversa, meno istituzionale, mettiamola così.
Anche quest’anno ho ritrovato quel senso di identità proprio della fiera dell’editoria indipendente, e di questo non posso che essere contenta. Il problema, forse, è che il mood indie si avverte più facilmente tra addetti ai lavori e lettori forti (non amo questa definizione, ma in questo contesto viene in soccorso), per tutti gli altri è l’ennesima fiera del libro. Sarebbe bello creare qualche incontro in più per spiegare cosa sia una casa editrice indipendente, i motivi che spingono delle persone a mettere in piedi un progetto coraggioso spesso con pochi mezzi e risorse, e permettere a tutti di capire le linee editoriali e la formazione dei cataloghi: sì, sono sempre libri, ma ogni casa editrice ha il suo settore di interesse, il suo pubblico, le sue specificità. Non basta farsi conoscere con una pagina su Facebook, è necessario dedicare del tempo e delle attenzioni anche a chi partecipa fisicamente alle fiere, perché altrimenti queste persone starebbero in casa a leggere e a ordinare i soliti casi editoriali su Amazon. Ricordo ancora una signora che l’anno scorso chiedeva insistentemente “Ma dov’è lo stand della Feltrinelli?”. Quest’anno, invece, un tripudio di “Andiamo a BookCity/Sono a BookCity/Che bello, BookCity”. Sentito di persona e letto su tanti social. No, non è BookCity, è BookPride. Non c’è da accanirsi, solo da riflettere: è indubbio che a Milano ci siano tante fiere del libro (evviva!), ma evidentemente la gente non le distingue e fa anche un po’ fatica a chiamarle con il nome corretto. Marzo è stato un mese troppo denso di eventi: se una persona va a Tempo di Libri, magari non va due settimane dopo a BookPride, perché ha già comprato, perché pensa che tanto i libri siano gli stessi così come gli incontri con gli autori. Quindi, credo che cercare di spiegare meglio le diversità delle fiere e organizzare un calendario sensato siano le basi per creare un rapporto con i lettori o anche solo con chi partecipa per curiosità.
In tre giorni, l’affluenza mi è sembrata variabilissima da un orario all’altro e, soprattutto, da un piano all’altro: piano terra quasi sempre pieno, primo piano quasi sempre vuoto. Non posso dire lo stesso per gli eventi: le sale straripavano, la gente entrava anche se costretta a rimanere in piedi o cercava in tutti i modi di ascoltare sbirciando dall’ingresso. L’interesse c’era ed era fortissimo. Alcuni stand hanno fatto il sold out di alcuni libri, altri non erano così distinguibili e a volte ho visto venire meno la presenza e la disponibilità dietro i banchi. Hey, c’è nessuno? Siamo qui, vogliamo leggere, vogliamo spendere. Niente. Capisco la stanchezza che possa dare una fiera, ma negli stand l’attenzione verso i potenziali lettori è fondamentale, e qualche allestimento in più non guasterebbe, anche solo per essere riconoscibili a colpo d’occhio (in questo, Black Coffee, Tsunami e Hacca edizioni sono bravissimi). Io sono la classica persona che osserva i banchi, sfoglia i libri, poi inizia a parlare con gli editori, si fa spiegare tutto, prende appunti mentalmente, per poi finire a parlare di viaggi e corsa e a smezzare barrette Kinder. Quindi, siateci con tutto il vostro entusiasmo e coraggio: se siete lì è anche grazie a una buona dose di coraggio. Parlatene, trasmettetela, cercate il confronto con i lettori, anche se poi vanno a comprare nello stand accanto, fateli sentire parte della fiera, perché avete tutte le carte per farlo, perché siete appunto indipendenti.
Adesso passiamo alle scoperte bellissime che ho fatto quest’anno: ci sono case editrici con dei cataloghi che mi hanno conquistata a primo colpo.
ERIS EDIZIONI
Parto con Eris edizioni: avevo avuto modo di intravedere alcuni dei loro testi in qualche libreria, senza mai approfondire (mi picchio le mani da sola, perché me lo merito). Adesso ho approfondito, mi sono innamorata di tutte le graphic novel e comprato Challenger di Guillem López, libro consigliato da Vanni Santoni (e io mi fido di Vanni Santoni), autografato e con all’interno una mappa pazzesca di Miami, che appena finisco di usare per la lettura andrà dritta in una cornice e appesa al muro. Questa casa editrice è nata nel 2009 a ridosso della fine del movimento studentesco dell’Onda, pubblica collane di narrativa, fumetto e saggistica, e nella sua bio sul sito si definisce “antisessista, contro ogni discriminazione di genere, antifascista e contro qualsiasi regime totalitario che privi l’uomo dei suoi diritti fondamentali”. Lo sapevo che ci avevo visto giusto. Bravi!
CASASIRIO
Ho avuto il piacere di sfogliare i romanzi di CasaSirio, una casa editrice pop nata dall’idea di un gruppo di amici giovanissimi e super carichi. Passare dal loro stand mi ha donato un’enorme gioia e vitalità, oltre ad aver allungato inevitabilmente la wishlist di libri che voglio leggere. Copertine colorate, storie che stuzzicano già dalla quarta e titoli che restano nella memoria, fra tutti Adieu mon coeur, Elementare, cowboy e La notte in cui suonò Sven Vath. Ho trovato una linea editoriale molto attenta all’attualità e all’identità dei più giovani. Una delle collane si chiama Riottosi, secondo me, bastava questo per convincermi a leggerli.
RED STAR PRESS
Nel programma di Book Pride c’era la presentazione del libro L’assassinio di Fausto e Iaio, scritto da Saverio Ferrari e Luigi Mariani e pubblicato da Red Star Press. Ho comprato il libro per documentarmi su un fatto di cronaca avvenuto nel 1978 a Milano, vicino al Leoncavallo, un duplice omicidio al quale è seguita un’indagine durata ventidue anni e conclusasi con l’archiviazione. I dubbi sono ancora tanti, ma la strada dei gruppi armati neofascisti sembra quella che più si avvicina alla verità. Grazie a questo incontro, ho avuto modo di passare dallo stand di Red Star Press e scoprire che, oltre a pubblicare grandi classici del pensiero politico e libri di storia, la casa editrice si concentra anche sui fatti di cronaca nera che è bene conoscere o non dimenticare. Nel catalogo è presente una collana sullo sport e sull’arte in chiave popolare, come Gli amori di Frida Kahlo di Valeria Arnaldi, e una chiamata Libretti rossi, che mi sembra più che appropriata e non lascia spazio all’immaginazione.
BORDEAUX
Dato che siamo in tema di colori, vi segnalo anche la casa editrice Bordeaux, altra bella scoperta di questi tre giorni. Hanno classici, saggi politici e storici, ma anche saggi sullo storytelling, Facebook e la società digitale. Una collana è interamente dedicata alla narrativa, mentre un’altra si basa sulla divulgazione artistica (soprattutto contemporanea). Le tematiche sono interessanti, così come la fruibilità dei testi: non vi aspettate libri puramente didattici, qui si approfondisce, mantenendo alta l’asticella della leggibilità, ma senza ansie da esame finale.
ATLANTIDE
Infine, una casa editrice che ha fatto dell’originalità il suo punto forte: Atlantide edizioni. Ho trovato un catalogo molto contenuto, ma di grande qualità sia nei contenuti sia nella forma. Romanzi illustrati, poesie e saggi, una combinazione di letteratura e critica che non ha bisogno di collane prestabilite, perché è evidente la coerenza della linea editoriale. Tutti i testi sono numerati da 1 a 999, stampati su carta Aralda da 100 gr. e con la copertina in cartoncino Chagall bianco. I titoli possono variare nel colore, ho visto titoli dello stesso volume in nero e altri (pochi) in blu. Probabilmente ci sono altre caratteristiche che li differenziano, ma uno li scopre di volta in volta leggendoli. Mi sono pentita di non aver comprato L’estate che sciolse ogni cosa di Tiffany McDaniel, definito un romanzo gotico di formazione del nostro secolo, ma ho la coscienza semi-pulita, perché rimedierò molto presto.
Vi lascio con il bottino di questo Book Pride 2018 e con la speranza di smaltirlo tutto in un mesetto, perché poi – musica da colpo di scena – ci sarà il Salone del Libro. E anche lì, spero di fare altre scoperte editoriali e di conoscere le belle persone con le quali scambiarsi abbracci e barrette di Kinder.