Dopo aver letto questo libro, il mio primo pensiero è stato il seguente: «Meno male che in questo palazzo non c’è l’ascensore». E pazienza per le buste della spesa sempre più pesanti, per gli scatoloni di libri da portare in cantina, per l’ennesimo sforzo di gambe dopo un’ora di corsa. Pazienza. Perché è sempre meglio che ritrovarsi in ascensore con uno psicopatico in grado di rimuovere una faccia dalla sua vittima e riattaccarla al contrario con dei semplici chiodi.
Proprio nel giorno di Ferragosto, in una Bologna afosa e deserta, Aldo Ferro, serial killer e produttore di snuff movies, aspetta davanti all’ascensore che lo porterà al ventesimo piano dove si trova l’appartamento in cui custodisce tutte le videocassette delle sue torture. Ma Aldo Ferro non è solo. Ad aspettare l’ascensore ci sono anche Tomas, studente di 16 anni, amante di Bruce Springsteen e in procinto di una fuga d’amore, e Claudia, studentessa lesbica che lavora in un bar gestito da un proprietario squallido e viscido che la obbliga a indossare una divisa da attricetta porno soft. Eccoli che entrano tutti e tre nella cabina. Si osservano, si sentono a disagio per quella convivenza forzata in uno spazio così ristretto. E quel disagio continuerà ad aumentare quando l’ascensore deciderà di fermarsi tra l’undicesimo e il dodicesimo piano a causa di un blackout. Prigionieri dello Skylark 2000 con un uomo che ha un coltello a serramanico nella tasca e il sapore metallico del sangue sempre in bocca. Un romanzo surreale e claustrofobico e dal finale a sorpresa, ma non troppo. Perché non siamo più gente capace di sorprendersi, e Gianluca Morozzi lo sa bene.
Insomma, una storiella tranquilla per trascorrere un indimenticabile Ferragosto sotto l’ombrellone, al parco, a letto o – per chi ama immedesimarsi – in un ascensore di un palazzo sperduto nella periferia della propria città. Io al massimo rileggerò qualche pagina chiusa nella mia cucina, intenta a preparare spaghetti con zucchine e gamberetti e tiramisù. Senza coltelli nei dintorni, possibilmente.
Ci credi, è ambientato in un grattacielo di fronte alla scuola elementare dove andavo io….