«Su, è inutile piangere così!» disse Alice a se stessa, piuttosto aspramente. «Ti consiglio di smetterla all’istante!». Di solito si dava ottimi consigli (sebbene li seguisse molto di rado), e talvolta si sgridava così severamente che le venivano le lacrime agli occhi; e una volta ricordava di essersi tirata le orecchie per aver barato in una partita di Croquet che giocava contro se stessa, perché a questa bizzarra bambina piaceva molto far finta di essere due persone. «Ma ora è inutile», pensò la povera Alice, «fingere di essere due persone! di me è rimasto così poco che è già molto se riesco a essere una sola persona come si deve!»
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Alice e il Bruco si fissarono per qualche istante in silenzio: alla fine il Bruco si tolse il narghilè di bocca e si rivolse a lei con una voce languida e assonnata. «Chi sei?» le chiese il Bruco. Come inizio di conversazione non era incoraggiante. Alice rispose alquanto timidamente: «Non… non saprei dirglielo, in questo momento… sapevo chi ero quando mi sono alzata questa mattina, ma credo di essere cambiata parecchie volte da allora».
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«Mi vorresti dire, per piacere, da che parte si va via da qui?»
«Dipende soprattutto da dove vuoi andare», disse il Gatto.
«Per me fa lo stesso», disse Alice.
«Allora non ha importanza la strada che prendi», disse il Gatto.
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Rileggere Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie a 26 anni è inquietante. Pensi di passare un’oretta tranquilla, con una lettura leggera e spiritosa, e ti ritrovi a riflettere sulla tua vita. Chi sono? È successo qualcosa durante la notte? Ero la stessa quando mi sono alzata stamattina? Se potessi, chiederei gentilmente ad Alice un pezzetto del suo fungo. Non importa da quale lato lo spezzi, se mi allungherò fino al soffitto o se mi ritroverò a camminare sotto le sedie. L’importante è che avvenga un cambiamento, che possa vincere una volta per tutte quella benedetta partita di Croquet, e non che sul più bello, quando sento che sta per arrivare il colpo migliore, mi ritrovi in mano un fenicottero dal collo penzolante. Bisogna fare in fretta, perché, come dice il Bianconiglio, «È tardi! È tardi!». E, se non riuscirò a cambiare, annegherò nelle mie stesse lacrime, cercando l’ennesima via d’uscita per sopravvivere. Spero di trovare quel burro di qualità, consigliato dal Cappellaio Matto, da spalmare dentro gli ingranaggi dell’orologio, giusto per fermare un po’ il tempo, e riflettere sulla direzione giusta da prendere. E mandare una volta per tutte a fanculo il Bianconiglio.
[Si avvisano i lettori che per questa immagine nessuna maglietta è stata maltrattata]