6 giugno 2012
Libri

Ausmerzen – Marco Paolini

ausmerzen

La capoinfermiera, che ha confessato senza alcuna coercizione, ha dichiarato di aver assassinato “approssimativamente” 210 bambini nel corso di due anni con iniezioni intramuscolari, e ha solo domandato: «Mi accadrà qualcosa?»

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«Ausmerzen ha un suono dolce e un’origine popolare. È una parola di pastori, sa di terra, ne senti l’odore. Ha un suono dolce ma significa qualcosa di duro, che va fatto a marzo. Prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia vanno soppressi».

Nella Germania degli anni ’30 sono tanti gli agnelli da sopprimere. E nel programma di eugenetica nazista rientrano bambini disabili e con deficit mentali, esseri umani che hanno dovuto pagare due volte quella vita così ostile.  I principali metodi di sterminio sono due: la denutrizione indotta scientificamente e la somministrazione di farmaci. «La prima categoria può essere articolata ancora come segue: i pazienti venivano suddivisi in due gruppi, quelli a cui veniva somministrata una dieta di rapido deperimento e quelli a cui veniva somministrata una dieta di lento deperimento. La dieta di rapido deperimento uccideva i pazienti in tre mesi, mentre il metodo lento comportava un tempo considerevolmente più lungo. L’avvelenamento consisteva principalmente nell’iniezione intramuscolare di scopolamina, seguita dall’assunzione tramite cibo e bevande di Luminal oppure di Veronal. Entrambi questi farmaci sono dei sedativi e l’assunzione in dosi massicce provoca la morte in due o cinque giorni. In questo lasso di tempo di solito i pazienti contraevano la polmonite o altre malattie polmonari. In tal caso venivano registrate queste ultime come causa di morte. Ai pazienti piú resistenti venivano somministrate dosi rinforzate di entrambi i veleni. In altre parole, chi sopravviveva all’assunzione del Luminal riceveva subito un’iniezione di scopolamina».

È pura violenza. Puro razzismo. Quel razzismo che ha trovato una conferma razionale nella scienza, nella teoria del perfezionamento della specie umana che nella Germania nazista si è trasformata in soppressione dei deboli. L’eugenetica nasce da aspirazioni etiche e porta a storie tragiche. L’ereditarietà dei caratteri decide chi può restare in vita e chi, invece, deve morire. Il primo passo è la sterilizzazione di chi è fuori dai parametri, in modo che le razze inferiori non continuino a riprodursi. Poi arriverà anche lo sterminio per debellare definitivamente il male. «L’eugenetica diventa l’alibi e la giustificazione dello stato per risolvere o tenere a bada quei cittadini inutili che intralciano il cammino».

Forse in nessun periodo della storia la ricerca medico-scientifica ha avuto a disposizione così tanti esseri umani da visitare, catalogare e utilizzare come cavie per esperimenti agghiaccianti. E da quegli esperimenti siamo venuti a conoscenza dei limiti di resistenza in condizioni estreme di caldo e di freddo e si è potuto identificare patologie ancora poco studiate. Non c’è pietà, solo cieca obbedienza a un regime folle che ha decretato l’eliminazione fisica di milioni di ebrei, dissidenti, malati psichici, bambini con malformazioni in nome di una purificazione della nazione.

Marco Paolini mette in luce gli studi e le pratiche attuate all’interno del programma di eugenetica nazista chiamato T4, che ha visto la complicità di medici, infermiere e uomini di Stato nello spezzare quelle vite indegne di essere vissute.

Leggetelo. E non dimenticatelo.

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