Revolutionary Road, senza dubbio. Anzi, direi un po’ tutti i libri di Richard Yates, ma scelgo questo perché è il primo che ho letto e che mi ha fatto innamorare di un autore purtroppo ancora poco conosciuto.
È il tipico romanzo che, una volta terminato, ti lascia l’amaro in bocca, e continui a pensare alla storia e ai personaggi per giorni e – a dirla tutta – anche per mesi. Yates ti coinvolge e ti sconvolge. Ti stupisce e ti deprime. Sì, perché quando si tratta di affrontare problemi quali il perbenismo, l’ipocrisia e l’omologazione della società dei consumi, lo sconforto è dietro l’angolo.
In Revolutionary Road viene presentata la vita di Frank ed April, una giovane coppia borghese che vive nei sobborghi benestanti di New York negli anni Cinquanta. In apparenza una coppia felice, è dominata in realtà da sentimenti a dir poco meschini. Yates ci regala uno spaccato sociale di frustrazioni, ambizioni mancate e incapacità di reagire ai problemi, se non generando una quantità enorme di sofferenza. Si parla tanto di disillusione americana, in questo libro, ma una lettura più attenta permette di scoprire che l’inettitudine a stare al mondo e l’apatia nell’affrontare qualsiasi situazione, sono mali comuni delle società occidentali. E Yates l’aveva capito già negli anni ’60, che la felicità non è per tutti.
…i tuoi vili tentativi di illuderti sull’«amore» quando sai perfettamente, al pari di me, che tra noi non c’è mai stato altro che disprezzo e sfiducia e una terribile, morbosa dipendenza della nostra reciproca debolezza.