3 aprile 2014
Libri, Musica

Sex Pistols. La più sincera delle truffe – Fausto Vitaliano

sex pistols_fausto vitaliano

Senza i Sex Pistols saremmo morti. […] La noia ci voleva convincere ogni santo giorno che un altro mondo non era possibile. Questo è il mondo.

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Il punk è qualcosa che ha a che fare con la purezza del cuore. Non esagero, occorre avere cuore puro per capire. Il che non vuol dire essere buoni e caritatevoli: un cuore puro può essere letale, ma sarà sempre onesto.

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I Sex Pistols li capisci solo se hai avuto quindici anni e se, auspicabilmente, non hai mai smesso di averli.

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Io provo una certa diffidenza verso quelli che non amano il punk. In pratica, provo diffidenza verso il 90% della popolazione mondiale. E spero che la cosa sia reciproca. Poi ci sono quelli che proprio detesto, quelli che «Il punk fa schifo», e non si rendono conto che stanno dicendo una cosa molto punk. Ah, beata ignoranza. Non dico che questo genere musicale debba piacere a tutti i costi (invece, sì), ma penso che vada almeno preso in considerazione, ascoltato, capito, studiato a scuola insieme agli altri movimenti storico-culturali (Rotten mi menerebbe a sangue per questo). Tra l’altro, il vero periodo punk è durato un cazzo, facciamo dal 1975 al 1979, roba che si potrebbe scrivere un capitoletto e portarlo come argomento a piacere durante l’interrogazione. Non ci sono molte date da ricordare, niente susseguirsi di guerre di religione, solo concerti, aneddoti tragici e divertenti e gruppi dai nomi facili facili. Come Sex Pistols. Come fai a non ricordare un nome così? La prima volta che l’ho letto avevo 15 anni, ero a casa di un amico e avevo puntato questo cd dalla copertina gialla e dal titolo che per un adolescente è pura trasgressione: Never mind the bollocks. Here’s the Sex Pistols. Da quel momento ho iniziato a credere nel colpo di fulmine. Ho ascoltato qualche canzone, ho capito che mi piaceva quella rabbia e quella ribellione a tutto, e il giorno dopo ero già con il mio cd comprato con i soldi della paghetta, che generalmente andava via per i libri, le videocassette horror prese a noleggio, il cinema del sabato pomeriggio e Tutto musica. Che adolescenza di merda, penserete voi. Un po’ lo penso anch’io, tranquilli, ma poi mi vengono in mente tutte le cose belle scoperte in quegli anni, e quindi no, non è stata un’adolescenza così di merda.

Torniamo al punk. Non so come sia successo, eppure ho iniziato ad ascoltarlo sempre di più, a comprare cinture con le borchie, a infilare spille da balia nei lobi delle orecchie e a sognare un grande amore con il bassista di una band. Posso sostenere che da allora questo sia il genere che non ho mai abbandonato, che continuo ad ascoltare ogni giorno, che mi dà la carica e che mi fa mantenere ad alti livelli l’incazzatura con il mondo. Essere sempre incazzati con il mondo fa sentire vivi, fateci caso. Altrimenti subentrerebbe quella cosa chiamata noia, che onestamente lascio volentieri agli altri. E infatti come scrive Fausto Vitaliano: «Il punk ci ha salvato dalla morte per noia». A lui, ai suoi amici, e a tutti i quindicenni che nel 1977 si sparavano della gran bella musica nelle orecchie. Rimpiango di non aver avuto l’età giusta al momento giusto. Oggi avrei 52 anni. Comunque, ho letto questo libro di Vitaliano, perché non potevo non leggerlo: Sex Pistols. La più sincera delle truffe, pubblicato da Laurana editore. Qui si incrociano le vite di quattro amici (tra cui l’autore),  che tentano di sopravvivere allo scempio musicale italiano degli anni Settanta, con le vite disastrate e al limite di ogni cosa – anche della spettacolarizzazione – di Johnny Rotten, Sid Vicious (e prima di lui Glen Matlock), Paul Cook e Steve Jones. Quattro quindicenni che organizzano un viaggio a Londra per vedere dal vivo il loro gruppo preferito, ovvero altri ragazzini di periferia un po’ più grandi che fanno della musica senza «la consapevolezza di quello che stanno contribuendo a costruire». I Sex Pistols hanno fatto solo un disco, uno, e siamo ancora qui a parlarne, rendetevi conto dell’immensità, ché quei poser dei Green Day devono solo stare zitti con i loro dieci (?) album di puro lerciume.

C’è un detto situazionista che recita: “La gran parte delle persone vive la propria vita in uno stato di autentica e inconsapevole disperazione”. Vangelo. In un’intervista a Sid Vicious realizzata poco prima della morte (a ben vedere: qualsiasi cosa fatta da Sid Vicious è avvenuta poco prima della sua morte) quel povero ragazzo diceva che l’unica cosa che salvava la vita alla gente (a scuola, a casa, nei luoghi di lavoro) era ascoltare musica. Senza musica non c’erano poi molte altre ragioni per non lasciarsi spontaneamente morire.

Qui non si è lasciato morire nessuno, né la sottoscritta, né – mi auguro – Fausto Vitaliano. E se anche voi non volete lasciarvi morire, leggete questo piccolo libro che vi farà scoprire qualcosa in più su una generazione alla quale non importava minimamente di cambiare il mondo con una chitarra e un vaffanculo sempre sulle labbra e vi mostrerà dei bei reperti fotografici in appendice.

So che ve lo state domandando, quindi ci tengo a rassicurarvi che, nonostante gli anni, le boyband, l’elettronica e la finta no wave, io continuo ad ascoltare punk ogni giorno, a essere incazzata con tutto e tutti, a sentirmi una quindicenne e a sognare ancora il grande amore con il bassista di una band.

Once a punk, always a punk.

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2 thoughts on “Sex Pistols. La più sincera delle truffe – Fausto Vitaliano

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