8 febbraio 2014
Libri, Recensioni

Per dieci minuti – Chiara Gamberale

per dieci minuti_chiara gamberale

Scrivere è, semplicemente, il mio unico rimedio all’esistenza. È sempre stato così, fin da quand’ero bambina e mi chiedevano che cosa desiderassi per il futuro: scrivere romanzi e incontrare un grande amore, rispondevo io.  E per un bel po’ di anni sembrava che i miei due desideri si fossero avverati.

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Adoro leggere e fare immersioni, nel mare come in me stessa.

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Quando fanno qualcosa per noi, gli altri ci consegnano o in realtà ci tolgono un’occasione?

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Non avevo niente da perdere: era proprio quello il mio problema.

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“Allora come va?”
“Tutto male, grazie”

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Quando stai bene, ti abitui. A tutto. Alle persone, al lavoro, alle situazioni, alle piccole grandi cose che un po’ ti ha regalato la vita e un po’ ti sei presa con spavalderia giorno dopo giorno. Hai portato a termine quella conquista che ti fa sentire piena, felice, soddisfatta. “Durerà per sempre”, pensi. Poi quel per sempre ti bussa alla porta, ti tira un pugno sullo stomaco e ti saluta voltando le spalle. Perché certe cose finiscono così, senza un motivo, oppure per mille. Ma poi è importante saperlo? Sapere cosa hai sbagliato, cosa non hai visto, cosa hai fatto finta di non vedere, ti permetterà solo di arrivare a una conclusione travestita da maestra di vita, con la bacchetta puntata e la domanda di rito: “Adesso hai imparato la lezione? Vedi di non ripetere più gli stessi errori”. Stronza. Tanto poi gli errori li ripeti altre cento volte, e ti sembra di essere rimandata sempre a settembre. Ti vedi già seduta a quel banco, sperando di passarla liscia ancora una volta. Tra lacrime, ansie e rimorsi. E, in ogni caso, di lezioni del genere e di te l’avevo detto ci siamo anche un po’ rotti il cazzo, siamo onesti. Una volta ti prendono un pezzo di vita, un’altra un pezzo di cuore, e un’altra ancora tutto insieme. Come è successo a Chiara, che di colpo ha perso lavoro, amore, vita.

In meno di un anno, dall’ottobre del 2011 al settembre del 2012, mio marito aveva insistito per traslocare in città, poi era partito per fare un master a Dublino e il giorno prima di tornare mi aveva telefonato per annunciarmi che no, non sarebbe tornato, ma sì, stava bene, e se per un po’ non l’avessi più sentito non dovevo preoccuparmi: anzi, il punto era proprio che forse aveva scoperto di stare meglio senza di me.

Inizia il periodo più difficile per Chiara, fatto di smarrimenti, pasti saltati, risvegli non desiderati. E non riesce a fare a meno di pensare a quel tutto che ora non c’è più. Ché quando perdi l’amore, perdi tutto. Se non avete mai provato un abbandono, buon per voi, se l’avete provato, sapete di cosa sto parlando. Di quel masso che vi frana sul cuore, che vi toglie il respiro, vi distrugge l’anima e vi costringe a sforzi sovrumani per uscire dalle macerie. Ognuno trova la strada della salvezza a suo modo, da solo o con l’aiuto di amici, parenti, psicanalisti. Chiara la trova facendo un gioco suggerito dalla sua analista: “Per un mese, a partire da subito, per dieci minuti al giorno, faccia una cosa che non ha mai fatto”. Voi l’avete mai fatto un gioco del genere? Appena l’ho letto, ho iniziato a pensare a cosa mi piacerebbe fare di nuovo, ogni giorno, per dieci minuti. Mi sono venute in mente solo cose sceme. Ma, del resto, cos’altro potevo aspettarmi? Continuando a leggere, scopro che Chiara riesce – spesso con tante difficoltà – a fare cose diverse ogni giorno per stare meglio, e quindi si mette per la prima volta uno smalto fucsia, cucina dei pancakes, si improvvisa parrucchiera, si fa un giro su youporn e prova anche l’ebbrezza del furto. E alla fine ecco che le occasioni per rinascere prendono forma, i rimedi per un cuore affaticato dall’amore arrivano. Lentamente, ma arrivano. Su una cosa mi ha fatto riflettere questo romanzo di Chiara Gamberale: non sono stati tanto i riempitivi di quei dieci minuti, ma la forza, il coraggio e la costanza della protagonista nel trovare qualcosa di nuovo da fare, e farlo. Perché è l’unico modo per riprendere in mano la vita e ricreare un mondo, secondo le tue regole, le tue lezioni di vita. E, in quei dieci minuti, ad avere finalmente la bacchetta in mano e lo sguardo un po’ da stronza sei solo tu.

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