14 maggio 2009
Politica

Brunetta minaccia le dimissioni: manterrà la promessa?

renato-brunetta

Che l’abbia detto giusto per dare un po’ di aria alla bocca è senza dubbio. Lui, l’uomo degli annunci, ha puntato i piedi a terra (ovviamente non da seduto, dato che non tocca il pavimento neanche con l’unghia del mignolo) e ha “minacciato” dimissioni certe se il suo decreto per la riforma della Pubblica Amministrazione non sarà approvato entro 60 giorni senza alcuna modifica. Inizia, quindi, la crociata di Brunetta soprattutto contro i sindacati che si oppongono all’arbitrarietà  con la quale il ministro ha presentato la riforma senza aver ternuto conto di un loro parere.

Le nuove parole imparate da Brunetta sono “meritocrazia” e “produttività“: per questo vorrebbe introdurre il cosiddetto “Salario accessorio”, attraverso il quale lo stipendio sarà legato ai risultati ottenuti sul lavoro. Lo scopo è quello di favorire l’impegno del personale e ottenere più efficienza.  Per decidere a chi assegnare “l’ambito premio ” verrà stilata una graduatoria: il 25% dei dipendenti che si trovano ai primi posti della classifica riceverà un salario raddoppiato, il 50% della fascia centrale avrà il premio dimezzato e il restante 25% non avrà niente. Insomma, ci saranno i primi della classe, quelli che hanno le capacità ma che non si impegnano abbastanza e gli incompetenti fannulloni. Manca solo il voto in condotta e poi potrete finalmente smetterla di rimpiangere gli spensierati anni del liceo.

A me sembra un modo per regalare soldi a chi poi, in realtà, non li merita (i favoritismi sono sempre in agguato) e gli avanzamenti di carriera potranno essere solo per pochi (ma non si sa se anche buoni). Alla fine non  è che cambi molto nella sostanza: il clientelismo c’è da secoli ormai, questa riforma è solo un incentivo in più per metterlo in atto e creare ulteriori differenze e rivalità sui posti di lavoro.

Inoltre, la formulazione delle classifiche verrà affidata ad apposite commissioni e sarà istituita un’Autorità indipendente per la valutazione, la quale ci costerà la bellezza di  4 milioni di euro ogni anno, mentre i suoi cinque membri nominati da governo e Parlamento riceveranno uno stipendio annuale di 300 mila euro. Evidentemente questi membri fanno già parte del 25% di eccellenze con lode. Bravi, mamma e papà ora vi regaleranno il cellulare nuovo e una vacanza a Ibiza con gli amici.

I primi classificati, poi, potranno partecipare anche alle selezioni a livello nazionale per ottenere un ulteriore premio. Preparate le fasce, le corone e gli scettri. La conduzione verrà affidata ovviamente all’immancabile Carlo Conti.

Renato Brunetta: per te Miss Italia finisce qui.


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12 thoughts on “Brunetta minaccia le dimissioni: manterrà la promessa?

  1. Ritengo scandalose le cifre che spetterebbero alla commissione.
    Poi, per carità, anche i tuoi timori sul clientelismo non sono da sottovalutare, se penso alla mentalità italiana…
    E’ anche vero, però, che se dobbiamo dubitare qualunque iniziativa in sé tipo questa, allora forse sarebbe meglio andarsene altrove.
    Sarà che io alla politica ho smesso di crederci da anni e che ormai guardo solamente le questioni che toccano i miei diritti.
    🙂

    Ciao Giù :*

  2. non so te, ma io, se “lo stipendio sarà legato ai risultati ottenuti sul lavoro”, potrei pensionarmi domani con una norma retroattiva 😉

  3. In teoria i propositi di Brunetta, o almeno le idee proposte sarebbero anche buone, meritocrazia, affidabilità etc etc. Il problema è la strada e i metodi usati per metterli in atto. Anche l’idea del salario accessorio in teoria mi piace però siamo in Italia, e come giustamente ben scrivi c’è sempre il rischio che poi il tutto diventi un sistema per favorire i soliti pochi, magari più vicini a certe idee o certe persone. Insomma, in un paese normale queste cose sarebbero viste come ovvie, in Italia creano inevitabilmente sospetto, e con ragione

  4. @Mat: il punto è che Brunetta pensa di fare di tutta l’erba un fascio e non funziona proprio così. Queste classifiche mi sembrano un po’ delle buffonate, basterebbe dare il giusto compenso a ogni dipendente e chiuderla lì.

    @Fulvia: ti chiamerò “Brunetta Leopardi” (che non è neanche male, pensandoci bene 😉 )

    @Paz: appunto, sono i metodi con cui verrebbero applicate che non mi convincono minimamente. Insomma, ognuno ha il dovere di svolgere il proprio lavoro senza incentivi come questi. Ovvio, che le gratificazioni economiche e gli avanzamenti di grado sono importanti, però qui in Italia sappiamo come funzionano certe cose…

    @Flo: “Ma lo sa Flo che lei è davvero antipatica??” 😀

  5. Aspettiamo questi sessanta giorni, e poi, visto che niente sarà successo, guardiamo se si ricorda di queste minacce di dimissioni. Quanti ce ne sono che le minacciano!

  6. Se ne va? Fosse vero. Purtroppo è solo propaganda becera et schifosa demagogia…
    Il guaio è che esiste gente così: ti pago il giusto solo se lavori il triplo. Forse. Poi vedremo.
    Se ne avessimo la possibilità, dovremmo solo andarcene. Lasciamoli (in pochi) nel loro paese dei balocchi.
    Sinceramente, ho molta, molta paura…

  7. Tutto quello che la Brunetta dice e fa è pura demagogia, bisogno ossessivo di visibilità (la battuta è involontaria), di essere notato. A me fa veramente paura chi si fa infinocchiare dalle parole, dagli slogan, come qui sopra Paz83: se il buon funzionamento della pubblica amministrazione fosse l’obiettivo della B., allora avrebbe cominciato con la semplificazione dei procedimenti amministrativi. Invece, questi sono diventati in alcuni casi ancora più farraginosi. L’azione del Governo ha solamente bastonato il dipendente pubblico rispetto al dipendente privato, con una serie di provvedimenti che hanno colpito tutti i lavoratori pubblici, non quelli assenteisti o poco efficienti. Non ha dotato i dirigenti degli strumenti (soprattutto strumenti di cultura dei rapporti di lavoro) per stimolare questi ultimi. Ha penalizzato le assenze, mettendo in difficoltà talvolta insormontabili non i “fannulloni” (alla cui categoria, come a quella dei millantatori, la B. appartiene a buon diritto), ma i lavoratori colpiti da malattie vere e gravi.
    Inoltre, l’azione della B. è stata quella di una martellante campagna mediatica volta a DEMONIZZARE letteralmente il dipendente pubblico. Ci riesce molto bene, perché l’italiano si beve qualsiasi cosa.
    Ma lo scopo è di svalutare le pubbliche amministrazioni, smembrarle e venderle a pezzettini ai privati, come sta succedendo in tutta Italia per rispettare il rapporto lavoratori/abitanti prescritto dal governo. Intanto, non solo è stato tolto il tetto al compenso dei dirigenti, ma sono apparsi ufficialmente i manager “nominati”.
    Adoratori della magica parola “Meritocrazia”, guardate come funzionano bene oggi le Poste o le FFSS! Pensate a quando saranno completamente private!
    Quando qualcosa non funziona, smettiamola di prendercela sempre col malcapitato impiegato che abbiamo davanti, magari pensando “ci vorrebbe B.”: le cose stanno ben diversamente!
    Scusa la lunghezza. ciao, cometa

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