18 marzo 2009
Attualità, Dal mondo, Giornalismo, Politica

La dura vita di fascisti e capi di governo

Una video inchiesta francese smaschera il leader del Carroccio

“Non è stato abbastanza scaltro, questa volta, Mario Borghezio. Ospite del movimento francese Nissa Rebela (ovvero di quel Philippe Vardon che la giustizia d’Oltralpe ha già riconosciuto colpevole non solo di islamofobia ma, anche, di ricostituzione di partito fascista) non s’è accorto di come la telecamera che lo riprendeva durante il suo intervento inneggiante al solito “Padroni a casa nostra” abbia continuato a seguirlo anche successivamente, quando, allontanatosi dalla sala ed appartatosi con alcuni esponenti della destra identitaria nizzarda, s’è messo, sottovoce, a suggerire agli amici francesi la strategia da seguire al fine di poter uscire dall’isolamento politico. Queste le sue parole: “Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. E’ un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica, eccetera eccetera… ma, dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi”.

Ovviamente, onde tutelare l’onorabilità delle proprie battaglie, la Lega Nord (che non è un partito fascista, che al di là del federalismo e della sicurezza non persegue secondi fini, e che quando legifera contro i migranti lo fa per tutelare i migranti stessi) senza esitazione provvederà ad espellere dal partito l’eurodeputato Mario Borghezio…

Il video fa parte di un’inchiesta (“Ascenseur pour les fachos”) dedicata al montare dell’estrema destra in tutta Europa, trasmessa venerdì sera dal francese Canal Plus. Dall’Ungheria alla Svezia, passando per la Francia e la Germania, il reportage è un inquietante viaggio in quella galassia neofascista e neonazista che, ovunque, guadagna terreno. Per buona parte, però, il documentario si focalizza sull’Italia. Perché solo in Italia quelle formazioni della destra radicale che, altrove, sono tenute a debita distanza dai grandi partiti di governo, possono vantare -tutti insieme- ministeri, scranni parlamentari e amministrazioni comunali.

“E’ caduto un tabù, in Italia”, dice la voce narrante: “quello del fascismo”. E non si tratta solo di CasaPound che, tramite la sua organizzazione giovanile, il Blocco Studentesco, davanti alle scuole distribuisce volantini dagli equivoci contenuti senza che nessuno dica nulla, bensì -più in generale- di una sorta di acquiescenza ad un clima fatto di ordinarietà che tende a legittimare il fascismo, dandogli una parvenza di normalità.

Nelle immagini non ci sono solo il premier Berlusconi che minimizza gli orrori del Ventennio (“Mussolini non ha mai ucciso nessuno – ha giusto mandato qualcuno in vacanza”) o gruppi di suoi sostenitori che a lui inneggiano acclamandolo come nuovo duce. Ci sono anche due sindaci esemplari: Flavio Tosi e Gianni Alemanno. Il primo viene mostrato alla testa di un corteo organizzato da Forza Nuova e Fronte Veneto Skinheads, a braccetto con Andrea Maggioranzi, consigliere comunale che del Fronte Veneto è stato leader. Di Alemanno, invece, viene presentata una foto inedita che lo ritrae al funerale del suo “consulente personale”, Peppe Dimitri, uno dei fondatori di Terza Posizione e dei Nuclei Armati Rivoluzionari. L’attuale sindaco di Roma, circondato da braccia tese, porta in spalla il feretro, a pochi passi dal saluto romano di Gabriele Adinolfi, protagonista di spicco degli anni di piombo condannato per appartenenza ad organizzazioni terroristiche (ancora Terza Posizione e Nuclei Armati Rivoluzionari)”. (Dal blog di Daniele Sensi)

I mezzi di informazione non hanno dato risalto a questa dettagliata inchiesta made in France e io ne sono venuta a conoscenza da un blog.  Come stupirsi, dal momento che la notiziona del giorno è il gravissimo stato di salute mentale del nostro sovrano:  “Fare il premier mi fa schifo. Sono otto settimane che non faccio un giorno di riposo. Lo faccio solo per senso di responsabilità, ma sono disperato”.

La bandiera che sancisce la conquista dell'isola
La bandiera che sancisce la conquista dell'isola

Bene, io sono disposta a pagare un viaggio senza ritorno per l’Isola di King (dirà che l’ha scoperta lui, ne sono certa!) al nostro caro Presidente del Consiglio.  Mi sta a cuore la sua salute, cosa credete? Ovviamente, una vacanza in totale solitudine non è il massimo, quindi, propongo come partner  lo stremato Borghezio, che ne ha davvero tanto bisogno dopo l’espulsione dal partito.  Potranno passeggiare mano nella mano sulla riva e cenare a lume di candela, cullati dal rumore delle onde che si infrangono sulla battigia. Piccolo dettaglio: l’isola di King è stata teatro di molti naufragi con numerose vittime. Ma a loro non dite niente… è una sorpresa!

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4 thoughts on “La dura vita di fascisti e capi di governo

  1. Allucinante. Ne avevo già letto da un altro blog, oggi pomeriggio… ed è allucinante.
    O meglio, che erano degli squallidi xenofobi razzisti, degni nemmeno di proferire parola, si sapeva, che fossero addirittura ipocriti, così ipocriti da nascondersi dietro a cazzate regionaliste per poter essere fascisti… è un controsenso.
    Poi che stupidità… andare a giro con l’ampollina dell’acqua del dio Po per poi dirsi fascisti…
    Sono proprio stupidi, non c’è che dire..

  2. Gentile Signora,
    vedo che Lei è un aspirante giornalista..Bene.Il giornalismo è cosa seria,bisogna perder tempo,documentarsi..insomma tutte cose che Lei nel suo raffazzonato e pomposo articolo ha dimenticato.Vede chi le scrive è un militante di Casa Pound e i nostri nipotini del Blocco unitamente a noi non hanno mai pubblicato cose non chiare,o peggio equivoche.Tutt’altro!Se Lei come la Sua professionalità dimostra, avrà seguito i dibattiti da noi animati con noti fascisti come U.M.Tassinari,che mi Onoro di conoscere,Ella avrà percepito che qualcuno(giudichi chi Lei..)è oltre,pensa oltre.Per quanto riguarda Terza Posizione ..G.Adinolfi è stato assolto da tutte le accuse..vede una giornalista brava e democratica dovrebbe pur dirle certe cose,altrimenti è di regime.La ringrazio e mi scuso per il tempo sottrattole.Tanto Le dovevo.Un sincero augurio per la sua carriera.

    Alessandro

  3. Adinolfi è potuto tornare in Italia solo perchè, durante i suoi vent’anni di esilio, la pena è andata in prescrizione. Certo, l’Italia è un paese dove la prescrizione viene spesso spacciata per immacolatezza morale e penale, ma questo è un altro discorso.

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